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Cereali: cresce la produzione, calano i prezzi internazionali
di ANTONIO OLIVA
La produzione cerealicola mondiale viaggia verso un volume complessivo di 2.841 milioni di tonnellate, in linea con le aspettative di una maggiore produzione di mais, riso e grano.
Lo rende noto la Fao che rivede al rialzo le previsioni della campagna cerealicola 2023-2024 nel nuovo numero del “Bollettino sull’offerta e la domanda dei cereali” dove si evidenzia anche che le previsioni concernenti l’utilizzo di cereali a livello mondiale, sempre nel 2023-2024, parlano di un consumo di 2.828 milioni di tonnellate, in crescita dell’1,3% rispetto al livello del 2022-2023. Al termine della stagione 2024, le scorte mondiali di cereali dovrebbero attestarsi intorno agli 894 milioni di tonnellate, con un incremento del 2,3% rispetto all’inizio dell’anno, equivalente a un rapporto mondiale tra riserve e utilizzo di cereali del 31%.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura stima poi che, nel 2023-2024, gli scambi mondiali di cereali dovrebbero crescere dell’1,7% rispetto all’anno scorso fino a raggiungere un volume di 485 milioni di tonnellate.
Per quanto riguarda il commercio internazionale di cereali secondari, si prevede un’espansione rispetto al 2022-2023, a differenza degli scambi di grano e riso, che probabilmente subiranno un calo.
La Fao ha anche corretto le sue previsioni relative alla produzione mondiale di grano nel 2024, che, attualmente, è stimata in 796 milioni di tonnellate, in crescita dell’1% rispetto al 2023.
Infine, se in Argentina si prevede una ripresa della produzione dopo le difficoltà create dalla siccità del 2023, in Brasile e in tutta l’Africa meridionale, si prospetta verosimilmente una contrazione dei volumi.
Per quanto riguarda invece l’indice Fao dei prezzi dei prodotti alimentari, l’Organizzazione delle Nazioni Unite registra un’accelerazione nel mese di marzo, dove il rincaro dei prezzi internazionali di oli vegetali, prodotti lattiero-caseari e carne ha fatto da contrappeso al calo delle quotazioni di cereali e zucchero.
In particolare, l’aumento delle quotazioni internazionali di oli vegetali, prodotti lattiero-caseari e carne ha spinto verso l’alto l’indice di riferimento dei prezzi mondiali delle materie prime alimentari, che ha fatto segnare a marzo il primo incremento (+1,1%), per la prima volta dopo sette mesi.
L’Indice Fao dei prezzi dei prodotti alimentari, che rileva le variazioni mensili dei prezzi internazionali di un paniere di generi alimentari oggetto di scambi commerciali a livello mondiale, ha registrato un valore medio di 118,3 punti, in calo del 7,7%, rispetto al valore raccolto un anno fa.
La palma del rincaro va all’Indice dei prezzi degli oli vegetali, che è cresciuto dell’8% rispetto a febbraio, raggiungendo il valore più alto degli ultimi dodici mesi, per effetto dell’aumento delle quotazioni degli oli di palma, soia, semi di girasole e colza. Il ritrovato slancio dei prezzi degli oli di palma a livello internazionale si spiega con una contrazione della produzione stagionale nei principali Paesi produttori e con una solida domanda domestica in Asia sudorientale. La ripresa osservata per le quotazioni dell’olio di soia avviene, invece, dopo un arretramento protrattosi per anni, sotto lo stimolo di una vigorosa domanda del settore dei biocombustibili, soprattutto in Brasile e negli Stati Uniti d’America.
Prosegue, per il sesto mese consecutivo, la cavalcata dell’Indice Fao dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari, in aumento del 2,9% da febbraio, in seguito all’incremento dei prezzi mondiali di formaggio e burro. In fase di rialzo risulta essere anche l’Indice dei prezzi della carne, su cui è scattata una maggiorazione dell’1,7% rispetto al mese precedente, a fronte di un incremento delle quotazioni della carne suina, bovina e di pollame.
Viceversa, l’Indice Fao dei prezzi dei cereali è diminuito del 2,6%, riportando un valore medio inferiore del 20%, rispetto al dato registrato nel marzo 2022, complice il crollo dei prezzi all’esportazione del grano a livello mondiale. Quest’ultimo fenomeno è stato, a sua volta, causato dalla forte concorrenza all’esportazione tra l’Unione europea, la Federazione russa e gli Stati Uniti d’America, inasprita dalla cancellazione degli acquisti da parte della Cina.
Si è alzata anche l’asticella dei prezzi all’esportazione del mais, in parte, come conseguenza delle difficoltà logistiche rilevate in Ucraina, mentre l’Indice Fao dei prezzi di tutte le varietà di riso ha subito una battuta d’arresto (-1,7%), per via della scarsa domanda d’importazione nel mercato globale.
In caduta libera è apparso, infine, l’Indice Fao dei prezzi dello zucchero, che ha subito una flessione del 5,4% da febbraio, sollecitata, prevalentemente, da una revisione al rialzo delle previsioni di produzione di zucchero per la campagna 2023-2024 in India e da un’accelerazione del ritmo del raccolto in Thailandia.
Milano, 15 aprile 2024